Castelmeteo. Un sito dedicato a Castelvetro di Modena,  meteorologia, arte, gallerie di foto antiche, moderne e la storia dell'antica fornace. A cura di Vinicio Cavallini


 

 

La scuola.

 

Mediamente la “molla” veniva data a 6 anni circa, quando iniziava la scuola elementare. Al mattino spesso andavamo a piedi in Castello (nell’attuale sede della Biblioteca comunale), se c’era neve portavamo con noi gli slittini, che venivano parcheggiati ordinatamente in verticale sotto i cappotti nel guardaroba.  All’uscita ci mollavamo giù per le due ripide discese, quella “della Guardiola” (sotto la torre) e quella “dei carabinieri” (vecchia caserma).  Oggi sono a senso unico ma allora no, perché il traffico era pressoché nullo e non costituiva un vero pericolo. Infatti  le automobili del tempo, erano pochissime, molto più rumorose e venivano avvertite acusticamente molto prima che sopraggiungessero. Difficilmente in tutto il paese c’erano più di 2 o 3 automobili che circolavano contemporaneamente.

Una vera istituzione scolastica era la signora Dirce che puntualmente tutte le mattine alle 10,30 faceva irruzione in classe con il suo enorme cesto di vimini pieno di leccornie e un perenne sorriso smagliante. Il suo ingresso scatenava il disordine e il caos più totale, a volte causando le ire della nostra temuta maestra Ines Morselli. Chi non aveva i soldi con se, poteva “lasciare da pagare” quindi la Dirce notava su un piccolo libricino i propri crediti. Un pezzo di gnocco costava 30 lire, un sacchetto di patatine PAI 50. Poi iniziava il trading alimentare, c’era lo scambio di merende. Per me non c’era nulla di più buono di mangiare patatine assieme al gnocco.

Quando suonava la campanella d’uscita dalla scuola il livello dell’adrenalina saliva immediatamente, tutti avevano voglia di correre e saltare. L’evacuazione della classe avveniva con una velocità e un rumore indescrivibile. La porta di uscita costituiva un collo di bottiglia che era oggetto di cadute, litigi, spintoni ecc. Successivamente, per evitare improbabili infortuni, ci facevano uscire ordinatamente ad uno ad uno. Uno sport tipico era il lancio della cartella giù per le scalette sotto la torre dell’orologio. Una delle insidie più temute sulla strada del ritorno a casa era quella dei “grandi” che a volte ci facevano degli scherzi un po’ pesanti, ma spesso si limitavano a minacce intimidatorie.

 

 

 


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